Fino a quando non cercherai di eliminare in te il senso di separatività, la mente non potrà assumere la forma di quell’Essenza e tu non potrai realizzare il Sé Reale.
Quattro sono i guardiani all’entrata del palazzo della liberazione: autodominio contemplazione, perenne contentezza, compagnia dei saggi.
-Yogavasistha
Al giorno d’oggi possiamo affermare che quasi tutte le persone con cui ci interfacciamo possono confermare di averne sentito parlare, di avere almeno un amico o amica che pratica Yoga, o che loro stessi abbiano praticato almeno una volta questa disciplina.
Nonostante la grande diffusione di questa disciplina e gli svariati corsi, retreat e lezioni che si possono trovare ovunque nel mondo, possiamo affermare che poche persone sanno realmente cosa sia lo Yoga. Quello che è diffuso oggi come pratica Yoga, nella maggior parte dei casi non lo è affatto, o lo è solo in parte.
Partiamo dalle sue origini.
Nessuno, dal punto di vista storico, sa esattamente quando è nata questa disciplina in India; sappiamo però che le prime comparse della parola “Yoga” si trovano nelle letture vediche, in particolare nel Rgveda Samhita. In questi testi la parola Yoga non è accompagnata da specificità tecniche, ma viene intesa come la necessità di regolare gli istinti incontrollati e disciplinare la mente. Ciò non significa che non esistesse all’epoca un sistema preciso di trasmissione e insegnamento, semplicemente non ci sono documentazioni scritte.
Nelle Upanishad, circa ottavo secolo a.C., lo Yoga avrà una definizione sempre più tecnica e precisa, per poi divenire un vero e proprio sistema codificato attraverso i noti Yoga Sutra di Patanjali, vissuto probabilmente tra il secondo e il quarto secondo d.C.
La radice sanscrita della parola Yoga è “yuj” che significa unire o aggiogare. Il suo significato può quindi cambiare in base alle parole cui è associato, perciò può avere più rilevanza il concetto di unità – unione di mente, emozioni e corpo o unione di sé con un principio superiore – o il concetto di aggiogare – cioè avere un controllo e una padronanza di sé e della natura inferiore umana.
Lo Yoga quindi, in base alle sue prime apparizioni nei testi antichi, viene descritto come una serie di procedimenti psicofisici, tecniche fisiche e psichiche che hanno alla base una precisa filosofia, cioè quella di ottenere il passaggio ad uno stato di più elevata coscienza individuale.
Le tecniche psicofisiche di questa disciplina implicano grande concentrazione e partecipazione attiva della mente, perciò lo Yoga non è una semplice attività motoria. Il controllo della mente è essenziale ed è ciò che permette al praticante di governare il proprio corpo, non è quindi un’esperienza passiva, anche il semplice imparare a rilassarsi e ad avere un miglioramento nel proprio benessere psicofisico si traduce nello Yoga come un atto di volontà. Una ricerca perenne dell’equilibrio e dell’unità, pertanto va sempre ricordato che questa disciplina produce i suoi effetti benefici quando mente e corpo lavorano insieme.
Sì! Potremmo separare il lato fisico e materiale dello Yoga dal suo lato più spirituale (non per questo motivo dobbiamo vedere lo Yoga come un semplice esercizio fisico né tanto meno praticarlo senza una consapevolezza di sé e senza l’attenzione mentale), ma farlo sarebbe un po’ come avere una ferrari e guidarla sempre in terza. Sottovalutare l’importanza della pratica nella sua completezza può portare ad una diminuzione dei suoi reali effetti benefici.
L’essere umano in sé è una macchina molto complessa dotata di più “mondi” oltre a quello materiale, e nell’insieme di questi “mondi” o “corpi” c’è la bellezza della pratica dello Yoga, che ha la propria forza nel non fare distinzioni da ciò che è materiale a ciò che è divino o spirituale.
Generalmente ci riferiamo con “spirituale” a tutto ciò che di noi non può essere toccato tramite il corpo, pensieri, emozioni, desideri, ambizioni, sogni… tutte “cose” che esistono e sono reali ma non tangibili. Tutto ciò è parte integrante della nostra umanità, ma non ci è mai stato spiegato come affrontarlo, gestirlo, né tanto meno padroneggiarlo. Oramai, tutti sanno come il benessere fisico influenza la nostra salute mentale, ma quasi nessuno pensa che avviene anche il contrario. Una mente attenta e lucida può condizionare il benessere fisico e la salute del corpo.
Lo Yoga è quella disciplina che si interpone tra questi due aspetti, è nata (anche) per creare unità e armonia tra mente-emozioni e corpo; va praticato subito con il corpo e con una particolare intenzione, cioè uno stato d’animo preciso, una predisposizione e una consapevolezza che vanno oltre l’aspetto fisico. È una scienza che nell’atto pratico richiede attenzione al corpo, ricerca di uno stato di calma e benessere interiore e concentrazione.
Buona Pratica!